Tomake

ToMake studiolaboratorio/Misa Moss

on/off room, set domestico/installazione, Spazio Mil, Sesto S. Giovanni

Un volume privato e inaccessibile in off si apre e diventa pubblico in on: per fermarsi e pensare tra sé e sé, sdraiati come sotto un cielo/nuvola. Proposta tra scenario domestico e set urbano, on/off room allude alla ghost room di cui tutti abbiamo la chiave. More spaces, less design e quando esci schiaccia off.

Aste filettate, chiavi inglesi, telo trasparente, cavo elettrico, interruttore a pedale, ventilatori e supporto, lastre resine espanse nere. Fotografie di Francesca Vanzetta

Mail ad una amica

"Naturalamente l'installazione non si risolve nelle righe di presentazione che sono sintetiche e volutamente un pò provocatorie, ma rigurda molto quello che penso e sono. Come ti ho detto questo lavoro rappresenta molto per me.
Quando qualche mese fa ho letto il libro di interviste su Bruce Nauman ho trovato, nella postfazione qualcosa che mi ha colpito. Si parlava di Wittgenstein e delle sue Ricerche filosofiche dove affronta il tema dell'immaginazione cioè di qualcosa " che si ha in noi" e ipotizza quello spazio in cui ognuno pensa tre sé e sé chiamandolo "stanza visiva". La mia dunque è una ricerca sullo spazio. Questi oggetti che faccio anche se possono esserlo, non li considero come tali ma come qualcos'altro; sono più vicini alla scultura che al design.
A quanto sopra poi ho sommato altri pensieri e letture e ho identificato il mio sentire. Mi sono in qualche modo riconosciuto. Io sono continuamente proiettato e attratto da vari tipi di spazi, reali e immaginari, fisici e mentali.
Heidegger ne L'arte e lo spazio dice, parlando delle differenze tra spazio tecnico scientifico e spazio artistico (scultura): " cionondimeno lo spazio quale si manifesta nel progetto tecnico-fisico, in qualunque modo lo si possa determinare, può essere considerato l'unico vero spazio? tutti gli altri spazi, lo spazio artistico, lo spazio della vita quaotidiana con le sue azioni e i suoi spostamenti, confrontati con esso sono soltanto pre-forme e modificazioni soggettivamente condizionate dell'unico spazio oggettivo, quello cosmico?..."

Il design da solo non funziona. Non è l'oggetto in se che mi interessa ma la sua capacita di evocare lo spazio/significato che lo contiene. I miei set sono tali perchè i miei oggetti cooperano, tentano di proiettare un immaginario che hanno assorbito da qualche altra parte".

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